Le mie mezz’ore

Funziono a mezze ore.

Tra un invito a me stesso ad impegnarmi in qualcosa e il fare la cosa stessa passa sempre mezz’ora.

Tra l’inizio della pratica da svolgere e il tempo in cui i miei occhi cominciano ad indugiare da altre parti, sempre mezz’ora.

Le mie pause di dieci minuti tra un ora di studio e l’altra? Sono pause di mezz’ora e anche le ore di studio sono mezze ore in realtà.

Vorrei inventare un orologio che misuri la giornata in mezze ore. Ci sarebbero il doppio dei numeri. Ad esempio, adesso che sono le 16:25, sarebbero tipo le 33 meno un sesto.

Andrei a dormire alle 46, massimo alle 48, ovvero le 00:00, unico punto in cui ore e mezze ore coinciderebbero.

Se soffrissi di insonnia starei sveglio fino alle 4 comunque. Che poi sarebbero le 2 in realtà.

Quando scrivo qualcosa, mi prendo sempre mezz’ora, sia per scriverla, sia per decidere se pubblicarla o meno. Per questo non potrei mai scrivere un romanzo. A meno che non lo si possa scrivere in mezze ore dilazionate nel tempo.

Sono estremamente deluso dal fatto che nessuno lo abbia mai proposto, non la mia stesura di un romanzo, ma l’alterazione della misurazione temporale secondo questa nuova scala.

Una volta ho letto di un tizio che voleva dividere i giorni e le ore in multipli di dieci. Ma i multipli di dieci sono tristi, la mia idea è migliore.

D’altronde il tempo non esiste. Quello con cui lo misuriamo è semplicemente una convenzione che getta le fondamenta sulla durata delle oscillazioni di un atomo o era una molecola?

Viviamo di convenzioni e sarebbe bello parlarne. Purtroppo il tempo a mia disposizione è scaduto, sono le 17:00, ovvero le 34.

E anche se non riesco a capire se amo di più il perdere tempo immergendomi in ragionamenti come questi oppure la sensazione che mi da rileggerli, quando dovrei dedicare le mie mezze ore ad altre cose, credo che nulla di quello che faccio, se mentre lo faccio mi provoca un’emozione di qualsiasi genere è tempo sprecato, misurato in ventiquattresimi o in quarontottesimi che sia.